SANTE ROPERTO AL LICEO DIAZ

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Con il suo ultimo libro Roperto è tornato al liceo Diaz

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CASERTA – Al Diaz un ritorno particolare: Sante Roperto, ex alunno, professore di Medicina Veterinaria alla Federico II, giornalista scientifico e scrittore, è venuto a parlare del suo libro “La notte in cui gli animali parlano” un romanzo che riesce a raccontare l’appartenenza come sentimento, le origini come radici , la vita di un nonno e di un nipote in parallelo e l’amore, quello granitico del nonno e la dimensione precaria dell’amore nella generazione del nipote.
Ed è proprio sull’appartenenza e sui luoghi della mente che l’autore ha rievocato il “suo” Diaz “ Sono emozionato a tornare qui, dopo tanti anni sono tra voi ragazzi e non potete immaginare quante volte , anche con Roberto Saviano, abbiamo ripensato alle nostre occupazioni, alle notti trascorse qui, ai nostri professori e a quante cose ci abbia dato questo liceo!” Ed ha ricordato anche Pietro Tarricone storico rappresentante di Istituto.
“ Un racconto che coinvolge per la sua immediatezza , fluido nella narrazione riesce ad accostare e a coniugare diversi mondi,- così ha introdotto l’analisi del testo la prof Virginia Iorio responsabile del Dipartimento di lettere- Conflenti, il paesino della Calabria e le mete metropolitane delle successive generazioni, la guerra vissuta dal nonno e le sue occasioni mancate e, in parallelo, la storia del nipote e di una storia di amore perduto a cui fa da sfondo l’amore granitico dei nonni”
La notte in cui gli animali parlano che allude alla leggenda calabrese dell’Epifania, notte in cui si racconta gli animali parlano , per raccontare l’epifania della vita, le stagioni dell’esistenza, gli affetti dell’infanzia la grande passione di Matteo e Claudia che si ritrovano a Conflenti durante la festa della Madonna e la loro vecchia storia d’amore rivive sullo sfondo di un emozionante ritorno alle origini, mentre Alessandro vive nel ricordo di un amore non vissuto. Rimpianti e nostalgie, amori non vissuti e sullo sfondo le secolari tradizioni contadine.
La tradizione e il paese delle radici come certezza e come luogo dell’anima, posto in cui è possibile rifugiarsi per curare le ferite… quelle della guerra del nonno e quelle d’amore dei giovani.
Un amore che si moltiplica nella famiglia, nello sguardo perduto, nelle occasioni mancate e che corre nelle viuzze di un paesino che è come la radice di una grande quercia , la radice della famiglia.
Un romanzo che offre tanti spunti di riflessione sulla diversità delle generazioni dal dopoguerra agli anni 80 e che fonda il valore dell’appartenenza sugli affetti non solo delle persone, ma anche dei luoghi che sono amati, riconosciuti e rivissuti nel profondo dell’anima.

 

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